"C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre donne." (Madeleine Albright, Segretaria di Stato durante la presidenza Clinton)
sabato 18 luglio 2015
lunedì 13 luglio 2015
Perdere l'anima
Il sangue è ancora caldo, di odore acre e di un rosso cupo, le impregna i
capelli e le scende lungo il collo, sulle spalle, lungo il resto del corpo. La
capra e la gallina sono morte quasi subito; la ragazza tiene gli occhi chiusi per
difendersi, si barrica dietro le palpebre, ma è difficile restare intatta,
anche attraverso gli occhi chiusi le si insinua nel cervello l’immagine di
quella stanza adorna di stoffe bianche e rosse in cui l’hanno portata, le
statuine del jujù a braccarla tutte intorno, giù in fondo allo stomaco una
soggezione sorda verso l’uomo che sta danzando attorno a lei, che la rende
totalmente inerme. Barcolla, la tunica bianca che le ricopre il corpo nudo è
sempre più imbrattata di sangue, le pareti della stanza le incombono addosso,
ruotano inesorabilmente non appena socchiude gli occhi; ha ancora in bocca il
gusto penetrante di alcool e della noce di cola, l'intruglio con cui ha dovuto
trangugiare il cuore della gallina. L'uomo è il native doctor, nome elegante di
uno degli stregoni di Uwasota, Benin City, Nigeria. Il vecchio pratica il rito
dell’Ayelala, una divinità considerata dispensatrice di giustizia e custode
della moralità. Le fa giurare solennemente obbedienza, la pena è la sua stessa
vita. Si deve fare prima di partire, glielo ha detto Mama Brady. Il vecchio
ripete ossessivamente formule antichissime, e minacce di morte. Le asporta un
ciuffo di capelli, dei peli pubici, parti di unghie delle mani e dei piedi.
Ormai sono suoi, come la sua anima.
La chiamerò Zemira. Seduta sull’autobus, guarda la terra della Nigeria, che
vende le sue figlie ogni giorno, scorrere fuori dal finestrino. Viaggia da più
di due ore, poche, nell’economia del lunghissimo viaggio che le cambierà la
vita per sempre. Mama Brady le ha chiesto alcune foto per il passaporto, ma lei
non l’ha visto, e non lo vedrà mai. Piccola e minuta, un viso dolcissimo,
ventidue anni, la scuola secondaria interrotta per la morte del padre, una
madre che di tanto in tanto vende biscotti e caramelle per la strada, in alcune
ceste sull’onnipresente, polveroso sterrato che affianca l’asfalto delle vie
dell’Africa. Zemira ha imparato ad acconciare i capelli; Mama Brady, una delle
clienti abituali del negozio, le ha proposto un lavoro di parrucchiera in
Italia. La metterà in contatto con una parente a Torino; Susan, così si chiama,
dovrà essere pagata, ovvio; la cifra in naira, la moneta nigeriana, è
accettabile; Zemira non sa che fa da paravento alla somma reale, sessanta mila
euro, una cifra elevata, commisurata alla sua bellezza. Quando arriva a Kono,
nel nord, al confine con il Niger, è il 17 luglio.
Temi toccati
La magnifica ossessione,
Rosso sangue,
Violenza sulle donne
lunedì 6 luglio 2015
1) Piccoli uomini crescono
Immancabilmente
strafiga, inguainata in uno stratosferico abito da fata, la ragazza è accanto a una rana verdastra dallo sguardo languido, in cui è stato imprigionato da un
mago cattivo l’uomo di cui si innamorerà. Questo allegro quadretto campeggia
sulla locandina del film d’animazione che intendo regalare in DVD al mio
nipotino, uno dei pochi cartoni che ancora mancano alla sua personale
cineteca di tipico bimbo di cinque anni straviziato da noi adulti, come tutti i
cuccioli di essere umano che si rispettino in questo nostro simpatico, ultra
consumistico emisfero occidentale. Il film si intitola La principessa
e il ranocchio, marca Disney e anno di uscita 2009, la trama sembra
contenere un personaggio femminile diverso dalla solita bambola inerme in balia
del superattivismo dell’onnipotente maschio di turno. Prendo il DVD dallo
scaffale e lo mostro al delizioso pargolo, almeno questa volta riuscirò anch'io a
vedere un cartone animato nuovo… La reazione del trottolino di mamma è da non
credere…:
<< No,
quello no…..!! E’ da femmine!>>
La femmina
che lo guarda sgusciare via rimane col negletto DVD in mano, ed è del tutto
simile alla femmina che lo ha partorito con un dolore a cui nessun maschio
sarebbe mai sopravvissuto, in genere cappottano alla prima linea di febbre.
Dopo lo shock anafilattico iniziale, ora sto rielaborando il lutto,
perché di questo si tratta. Quando un bambino che va ancora alla scuola
materna ti considera inferiore a lui, la sensazione di inadeguatezza che ti investe
anche solo per un attimo è profondamente avvilente. A quell’età non possiede la
struttura psicofisica necessaria a sentirsi superiore intellettualmente o
fisicamente, il che significa che in qualche modo qualcuno o qualcosa gli ha
inculcato il concetto e ora lui lo indossa con assoluta, agghiacciante
naturalezza, a soli cinque anni. Ma il peggio, ci scommetto, deve
ancora venire. Devo scoprirlo subito, non resisto. Devo sapere al più presto
cosa avverrà il prossimo anno, quando il futuro Terminator varcherà la soglia
di un’aula scolastica, dove voglio pensare che sarà non solo informato su mille
meraviglie ancora sconosciute, ma soprattutto FORMATO nell’intelletto e nel
carattere, perché questo dovrebbe fare la scuola elementare. Tarantolata da un
furore mistico, il giorno dopo piombo in ufficio e assalto le mie colleghe che
hanno figli in età scolare. Nel giro di due giorni ottengo in prestito i libri
su cui la loro deliziosa progenie ha studiato l’anno precedente. Il primo è un
libro di lettura di prima elementare: comitato editoriale di donne in
redazione e direzione, ambo i sessi a curare il progetto grafico.
Temi toccati
Educazione e istruzione,
La Storia con le donne dentro
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